"La Via del Qigong"
Storia recente del Qigong
Influenze esterne nello sviluppo del Qigong
Origini e significato del nome Qigong
Energia vitale nelle altre culture
Applicazioni Mediche del Qigong
Accenni al pensiero cinese
Classificazioni del Qigong
Principi teorici del Qigong
Qigong statico: posizioni base
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"Il Sorriso nella vita e nella pratica del Qigong"
Maria Luisa Vocca
RIASSUNTO:
L'articolo vuole evidenziare l'importanza del "Sorriso" (quello
vero, interiore) nella vita in generale, nelle relazioni con sé
e con il mondo intorno a sé, e poi nella pratica del Qigong. Per
far ciò, dopo un'introduzione sul mio primo incontro con un maestro
di vita e di pratica in Cina, attraverso il simbolismo del "Sorriso",
spiego il significato del "Sorridere" e le sue influenze fisiologiche,
mentali ed energetiche nei gesti quotidiani e nella vera e propria pratica
delle tecniche del Qigong, secondo la mia propria esperienza decennale
a contatto con allievi e pazienti.
SUMMARY:
The article highlights the importance of the "Smile" (the real,
interior smile, coming directly from the heart) in daily life, in the
relationships with oneself and the outside world, and in particular its
importance in the practice of Qigong. The author first gives an introduction
on her first encounter in China, with a master of life and Qigong. Through
the symbolism of the "Smile" she then explains the meaning of
"Smiling" and its physiological, mental and energetic influences
in daily gestures and in the actual practice of Qigong techniques, according
to her own over ten year experience in contact with students and patients.
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Il
mio primo incontro con il Qigong
Sono passati oltre dieci anni da quando ho intrapreso
la "Via del Qigong" come stile di vita e come professione, da
quando ho incontrato un maestro di Qigong in un piccolo parco interno
al campus dell'università di Tianjin, in Cina, dove mi trovavo
a studiare lingua e cultura cinese con una borsa di studio di un anno.
Non metto la "emme maiuscola" quando parlo di questo maestro,
come usano tanti in questa definizione, per rispetto a lui stesso che,
nel suo racconto autobiografico donato a me qualche anno fa, si definisce
e vuole essere definito "un uomo comune e niente più".
Nonostante ciò, al di là d'ogni definizione, dopo più
di dieci anni d'amicizia, conoscenza e familiarità, oltre ad una
relazione di maestro - allieva, io lo considero tuttora maestro di vita
oltre che di Qigong, e gli sono sempre affezionata come ad un secondo
padre, perché come figlia mi ha sempre trattato e considerato in
ogni mia permanenza successiva a Tianjin, e perché come un padre
mi ha insegnato tante cose di vita e non solo della cultura cinese, tanti
valori e non solo quello del Qigong,
Ricordo ancora come fosse ieri, quando ho avuto il suo nome da un mio
insegnante di lingua cinese della stessa università. Sapendo che
ero davvero interessata al Qigong ed alle tecniche di diagnostica e terapia
cinese energetica, mi parlò di un bravo insegnante di Qigong che
aveva curato ed insegnato alla moglie, e che ancora insegnava a vari gruppi
all'interno dello stesso campus universitario. Mi disse anche che avrebbe
cercato di sapere se lui fosse stato disponibile ad insegnare ad una ragazza
straniera quelle tecniche. Qualche giorno dopo venni a sapere che lui
aveva accettato e che aveva mandato a dirmi dove e quando lo potevo incontrare.
Erano le cinque di un pomeriggio primaverile, quando mi recai in quel
parco, ed entrando girai a destra dopo una fila di alberi. Lì,
dove mi era stato indicato, in uno spiazzo erboso, ai piedi di un albero
dalla larga chioma era seduto un anziano in posizione del loto. Affianco
al tronco era poggiata la sua vecchia bicicletta, con una borsa di vimini
colorata attaccata al manubrio. Ad un basso ramo dell'albero era appeso
un cartello scritto a mano con una pennellata decisa: ideogrammi e numeri
arabi, erano i prezzi per le sue lezioni di Qigong, 10 yuan al mese e
3 yuan per gli studenti (uno yuan erano allora circa 190 lire).
Il maestro Yang Yizhong mi ricevette con un enorme e sincero sorriso,
tenero e bellissimo, nonostante solo due o tre denti ne facessero parte
tra le labbra aperte. Agli occhi portava un paio di occhiali molto vecchi
e rovinati, tanto che da una parte un elastico di gomma ed un poco di
nastro adesivo, sostituivano una delle stanghette fino all'orecchio. Gli
abiti erano molto poveri e consunti, anche se ben tenuti, ed ai piedi
portava un paio di scarpe di tela e cartone, cucite a mano, simili a quelle
che si usano anche da noi ora in palestra per la ginnastica di derivazione
orientale.
Si alzò quasi di scatto e s'inchinò davanti a me come è
d'uso tra i monaci o tra le persone che dimostrano rispetto ad un superiore,
con le mani giunte davanti al petto e poi al viso. Risposi timidamente
nella stessa maniera, mentre dentro di me già temevo una conversazione
difficile a causa del mio livello di fluidità della lingua cinese.
Continuando a sorridere mi prese le mani nelle sue, chiedendomi il nome,
e mi dette più volte il benvenuto: "Huanying, huanying Wei
Lisha!" Poi andò al cesto sulla bicicletta e ne tirò
fuori varie cose tra cui una dispensa che mi aveva preparato scritta e
fatta dattilografare da qualcun altro ed una busta da lettere. La dispensa
conteneva un'introduzione a se stesso, alla sua vita ed ai motivi per
cui insegnava il Qigong ed una spiegazione manualistica di alcune tecniche
di Qigong che lui stava insegnando in quel periodo.
Nella busta, invece, c'era una lettera di benvenuto a me, in cui affermava
che mi accoglieva molto volentieri come allieva e discepola se io volevo,
ed un altro foglio in cui era dipinto in calligrafia un unico grande ideogramma
centrale, a parte la sua firma e la data in un angolo. Aprì questo
foglio davanti a me e disse: "Senti il Qi di questo ideogramma e
dimmi come lo senti!"
L'ideogramma raffigurato lì era quello che rappresenta il "Ridere",
la "Risata" o il "Sorriso", che in cinese si dice
"Xiào".
Da quel primo incontro, istintivamente capii che da quell'uomo avrei potuto
imparare molto, e che quello
era quello che avrei davvero voluto
idealisticamente e romanticamente trovare in Cina quando avevo intrapreso
lo studio della lingua e della cultura all'università di Roma!
Ero veramente felice quella sera! Anche se poi la lezione vera e propria
di Qigong, quando poi arrivarono gli altri allievi, fu dura e faticosa,
con pochissimo movimento e poca varietà, ma con molta statica e
molto lavoro fisico. Mi aveva conquistato lui, il suo sorriso, la sua
tenerezza e semplicità
molto prima del Qigong come pratica.
Ora so che anche quello è Qigong, ora so che il sorriso e la risata
sono parte importante del Qigong, ora so anche che quella semplicità
e quella spontaneità
sono lo scopo principale della pratica
del Qigong!
L'ideogramma moderno "Xiào" è composto da due
ideogrammi posti uno sopra l'altro: bambù e cielo, due simboli
e concetti molto importanti e ricorrenti nella cultura e nella letteratura
antica cinese. Il bambù è uno dei prodotti naturali più
importanti della natura cinese, simboleggia il gentiluomo, il saggio dal
cuore vuoto (così come vuoto è il bambù), vuoto ma
con dei punti fermi come ci sono dei nodi che suddividono il lungo tronco
del bambù; è simbolo anche della modestia come virtù.
Poiché sempreverde ed immutabile una volta cresciuto, è
anche simbolo di longevità, nel senso di lunga giovinezza: è
longilineo e magro così come lo sono gli anziani, è flessibile
ed elastico, ma solido (tanto da essere utilizzato per millenni come materia
base delle impalcature nella costruzione anche di edifici molto alti).
Nell'ideogramma che riassume la risata, il bambù è proprio
quell'elemento terrestre di spontaneità e flessibilità che
si trova a contatto con il cielo, al di sopra del cielo, quasi fosse un
simbolo di vitalità che affiora e permane perfino nel livello più
celeste e spirituale raggiungibile attraverso qualunque pratica
ma anche, e proprio, attraverso il più semplice e puro sorriso
del cuore! In fin dei conti
anche da noi, quando il cuore è
pieno di gioia e dunque il sorriso permea spontaneamente l'animo, si dice:
"Sono al settimo cielo". Così nella lingua cinese quel
simbolo di vitalità duratura e gioviale, il bambù, nella
risata supera il cielo!
Ma ripensando al quel mio primo incontro con il maestro Yang Yizhong,
mi vengono in mente molte più connessioni non soltanto simboliche
e culturali, ma più significative per la componente energetica
e fisiologica della pratica stessa del Qigong e della vita in generale.
Il "Sorriso" come stato d'animo interiore (che per distinguerlo
lo scrivo con la S maiuscola), affiora in superficie attraverso il "sorriso"
come espressione superficiale di contatto e scambio della persona con
il mondo esterno.
Quante volte c'è capitato di incontrare persone che "sorridevano"
continuamente, ma solo apparentemente e diplomaticamente, senza però
essere in grado o senza voler lasciar trasparire un vero "Sorridere"
interiore? Quante persone, negli scambi con gli altri
"sorridono"
senza "Sorridere"? Quanto è vicino addirittura il "ringhiare"
al "sorridere"? Negli occhi di quante persone con labbra sorridenti
abbiamo letto il pianto e la sofferenza, o la rabbia ed il rancore? Quanti
sorrisi senza senso, forzati o d'abitudine, educati o ricercati! Qualcuno
addirittura (e non si tratta di rare eccezioni) "sorride" pensando
di "Sorridere", ma poi
quel qualcuno
si scopre
improvvisamente un vuoto quando va a ricercare dentro di sé quel
"Sorriso" che pensava di avere,
e allora cede a tutte
quelle emozioni che riempivano quel vuoto tappato con un "sorriso",
costruito per la necessità di mascherare una carenza di fronte
a se stessi negli anni. Quanti cercano di riempire quel vuoto con stimoli
esterni che possano far "sorridere", ma che tuttavia non riescono
quasi mai a far "Sorridere" alcuno che non contenga già
in sé il germe del "Sorriso"!?!
Potrei andare avanti all'infinito, ma il senso di questa differenza profonda
che io vedo nell'essenza del "Sorriso" da quella del "sorriso",
è: solo colui che davvero riesce a contenere e coltivare dentro
di sé, accrescendo per poi irradiare da lì intorno a sé
il "Sorriso" con il "sorriso",
solo quest'individuo
sarà capace di quella flessibilità e quella spontaneità
che nella vita gli permetterà di superare ogni traguardo ed ogni
ostacolo, di guarire da ogni pena e malattia, accrescendo la propria vitalità
ed energia, prendendo il lato positivo di ogni cosa, gli permetterà
di crescere spiritualmente per raggiungere lo stato di serenità
più vera, la longevità taoista, l'illuminazione buddista,
l'estasi dei santi cristiani,
ovvero la comprensione più
profonda e semplice del senso della vita.
Ripensando ora a quell'introduzione al mondo della pratica, ora con l'esperienza
di anni di pratica, di insegnamento e di terapia del Qigong,
mi
rendo conto che la mia prima lezione di Qigong è stata davvero
pregna di significato, è davvero stata una lezione di Vita prima
di tutto, e di conseguenza una lezione di Qigong!
La forza
del Sorriso
Ora, visto che io credo che per raggiungere davvero il
cielo
bisogna comunque mantenere i piedi per terra, torniamo (per
dirla alla cinese) a vedere cosa succede tra cielo e terra nella pratica
del Qigong, quando chi pratica "Sorride dentro e fuori".
Ho accennato all'inizio che le implicazioni del "Sorriso" sono
anche energetiche e fisiologiche; infatti, l'effetto stesso di una pratica
costante di una tecnica perfetta, cambia completamente se cambia l'intenzione,
se cambia lo spirito con cui si sta eseguendo la stessa tecnica. Ma questo
non significa solo che il "Sorriso" aiuta la pratica e fa ottenere
un risultato dal Qigong, ma visto qual è il lavoro del Qigong,
anche il contrario è vero, e cioè, che il Qigong con l'andare
del tempo fa "Sorridere", o meglio, aiuta l'individuo a ritrovare
dentro di sé quel senso della vita che sembrava inutile, perso
o inesistente.
Come può esserci un effetto così coincidente da due punti
di partenza così diversi? E' semplice, vediamo un esempio: dal
punto di vista fisiologico, ogni terapeuta ed ogni paziente sanno che
una cura, se intrapresa con uno spirito allegro, con un'armonia tra chi
dà e chi riceve, con una sintonia e fiducia tra medico e paziente,
quella cura avrà un effetto molto più incisivo sulla malattia
o sul problema che viene trattato. Se la stessa cura o terapia viene data
da un terapeuta insicuro, non sereno, o con problemi di cuore molto profondi,
quello stesso paziente avvertirà quella carenza di "Sorriso"
interiore, chiuderà anche sé stesso in attesa di un risultato
e magari sarà deluso dagli effetti della cura, a meno ché
non ci sia una forte e dominante volontà dall'altra parte (proveniente
da un "Sorriso" di fondo ben maturato, da una serenità
d'animo di base) che aiuterà nella stessa maniera l'effetto e
,
talvolta, addirittura l'animo del terapeuta ne subirà l'influenza
benevola, almeno momentaneamente. Ovviamente il rapporto terapeuta - paziente
è un rapporto estremo, questo può avvenire in ogni genere
di rapporto di scambio tra diversi individui, o tra l'individuo ed il
mondo esterno (si pensi al carisma di grandi persone ed alla loro forza
d'animo, come per i grandi santi di ogni cultura).
L'effetto del "Sorriso" sulla persona è di apertura,
fiducia, forza di volontà istintiva, positivismo. Tutto questo
interagisce dal punto di vista fisico, emotivo, mentale e spirituale sul
lavoro che la persona fa: provate a vedere la differenza della "semplice"
flessibilità del corpo, uno stiramento o allungamento della muscolatura
sarà molto più efficace e semplice se fatto "Sorridendo",
con serenità e fiducia, mentre la stessa paura di farsi male, o
il non credere di potercela fare saranno, al contrario, i primi ostacoli
da superare se manca quel "Sorriso".
L'effetto del "Sorriso" sulla respirazione e su tutti gli scambi
nutritivi e purificatori con l'esterno sono facili a vedersi, si pensi
ai bei sospiri che vengono spontanei anche al solo pensiero di una situazione
di rilassamento, serenità e gioia, che può aversi in una
giornata di sole all'aria aperta, sulla spiaggia o in montagna, immersi
nel verde della natura, in una serena solitudine o in compagnia di buoni
amici (sospiro al solo creare l'immagine in questo momento!).
Un altro effetto del "Sorriso", questa volta dal punto di vista
energetico, e questo è il più importante, è un ampliamento
vero e proprio del campo energetico della persona; il polso è più
forte e vitale, l'energia (il Qi) circola più decisamente andando
a riempire i vuoti e drenando i pieni che possono esserci in tutti i sistemi
di meridiani energetici, il sangue è più nutrito e carico
di forza vitale ed energia (lo Shen in particolare) che circola meglio,
esprimendosi anche al meglio. La carica energetica in circolazione e la
maggiore capacità di assimilare ciò che serve dall'esterno,
faranno risparmiare l'energia essenziale ereditata alla nascita (il Jing)
permettendo la longevità unita ad una migliore qualità della
vita.
Quest'ultimo effetto descritto, forse il più complesso da comprendere,
per chi non ha molto a che fare con le pratiche energetiche, è
il più importante, ed è quello su cui s'incontra il tipo
di lavoro che fa il Qigong, attraverso una pratica costante della persona.
E' qui che s'intravede la coincidenza di effetti del "Sorriso"
e del lavoro su di sé attraverso le tecniche di Qigong.
Anche il Qigong, poi, ha come effetto l'apertura, anche perché
è un lavoro che la persona decide di intraprendere su di sé;
e questa decisione non sempre coincide o previene l'inizio della pratica,
poiché molti cominciano a praticare pensando di fare della semplice
ginnastica dolce, o degli esercizi di pura respirazione. Molto spesso
la vera e profonda decisione di lavorare su di sé avviene quando
s'iniziano già ad avvertire dei cambiamenti o degli sblocchi dal
punto di vista fisico, emotivo o mentale e spirituale, a seguito di un
periodo di pratica più o meno lungo.
Questi primi, ma notevoli effetti, hanno a che fare con i cambiamenti
energetici provocati dal Qigong stesso, attraverso un lavoro coordinato
di corpo, respiro e mente. Cambia la qualità e la funzionalità
della circolazione dei "tre tesori" (Jing, Qi e Shen), e più
in particolare migliora e si riequilibra la circolazione energetica all'interno
di ogni sistema di meridiani; di conseguenza si ha un'apertura a livello
più profondo, che provoca un effetto sulle cause più recondite
(e non sempre note al praticante) dei propri problemi o della propria
malattia, o semplicemente dei propri blocchi emotivi o sentimentali, si
giunge pian piano non solo alla comprensione, ma anche all'accettazione
ed alla voglia di andare oltre (e questo è il passo connesso con
la vera decisione di prendersi per mano e lavorare); da lì poi
la persona inizia davvero a sbocciare, come un fiore finalmente innaffiato,
concimato e posto in un terreno ed in una posizione di luce più
ottimale. In queste condizioni poi,
come può ancora non
sorgere il "Sorriso" in sé? Questo è il vero significato
di "Neidan" o "Alchimia interna", come definizione
della pratica del Qigong.
A seguito di una lunga esperienza di lavoro con persone molto diverse
l'una dall'altra, oltre che con problematiche ed obiettivi molto diversi
nell'intraprendere la "Via del Qigong", posso dire con certezza
che gli effetti sulla circolazione energetica sono stati enormi in molti
casi, e
grandi in tutti gli altri casi! Laddove gli effetti sono
stati enormi vi era una coincidenza di "Sorriso" e pratica fin
dall'inizio (il che, significa poi praticare una vera meditazione in ogni
esercizio); laddove invece gli effetti della pratica erano "solo"
grandi,
il "Sorriso" è arrivato "solo"
a posteriori,
ma (chi prima, chi dopo) è arrivato in tutti
coloro che hanno deciso di portare avanti con accettazione, costanza e
sincerità la pratica del Qigong!
BIBLIOGRAFIA:
· Ma Jiren, Shiyong Zhongyi Qigongxue, Shanghai kexue jishu chubanshe.
· J.A.Johnson, Chinese Medical Qigong Therapy, The Internatiaonal
Institute of Medical Qigong publisher.
· C.Larre, E.R.De La Valleé, Dal "Huangdi Neijing Lingshu".
La Psiche nella tradizione cinese, Jaka Book, Milano, 1994.
· C.Moiraghi, Tecniche corporee in Medicina Tradizionale Cinese,
Jaka Book, Milano, 1996.
· P.Santangelo, Emozioni e desideri in Cina, Laterza ed., Bari,
1992.
· A.Watts, Il Tao: La via dell'acqua che scorre, Ubaldini ed.,
Roma, 1977.
· L.Yutang, Importanza di vivere, Longanesi ed, Milano, 1986.
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